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 ClubIN ha raggiunto un accordo con la Mind The Bridge Foundation di San Francisco (mindthebridge.org) per cui i propri soci hanno il diritto di accedere al nuovissimo Executive Entrepreneurship Program a condizione estremamente vantaggiose.

Informazioni su Mind The Bridge e sul programma si trovano nella locandina allegata

MTB-Exec-School-ENG_042613-rel3

Il programma, della durata di due settimane, non ha date pianificate: al raggiungimento di un numero di partecipanti tra 8 e 12 si concordano con Mind The Bridge le modalità di erogazione. Potrebbe quindi essere interessante stimolare la nascita di gruppi locali di imprenditori o professionisti interessati nel partecipare.

Per la prima edizione è già stato identificato un Ambassador, Paolo Raineri che molti hanno avuto il piacere di conoscere durante l’ultima Assemblea ClubIN in cui è stato presentato il progetto. Per il futuro, non si esclude che altri Ambassador possano essere scelti da chi parteciperà!

Per maggiori informazioni e adesioni è possibile contattare direttamente il Coordinatore Federale ClubIN Stefano Tazzi (stefano.tazzi@tin.it – 335 5646772) che ha recentemente concluso un’esperienza con un percorso differente sempre comunque presso la Mind The Bridge Foundation e di cui dà pubblicamente conto in questo articolo: http://www.issuu.com/cii-pavia/docs/n08_2013-05_ingegneria_dell-informa/16

Grazie,

Stefano Tazzi

di Paolo Fanti

Lasciatemi raccontare una storia:

E’ di nuovo domenica sera e il Direttore Operations di una nota società di produzione meccanica emiliana prepara mentalmente la riunione della mattina seguente con i suoi collaboratori. Un film già visto? Certamente (anche su questi schermi). Ma è la soluzione originale a problemi sempre nuovi che sembra mancare…

Il Direttore allora ripensa all’incontro di Lunedi 28 gennaio 2013 organizzato da ModenaIn: una nuova occasione di “fitness management”, questa volta un allenamento specifico sulla competenza della “comunicazione”. Domattina incontrerà molte situazioni concrete da risolvere. Ad esempio persone e scadenze mai in accordo tra loro… Gli tornano in mente le parole di Francesco Rossi, manager di Praxi spa che ha condotto la serata: “saper comunicare: può fare la differenza?” e “la comunicazione è generativa della realtà!”.

Già… in aula sembrava tutto filare liscio, ma…  il nostro dirigente troverà il modo di far cambiare abitudini alla sua organizzazione e di cambiare le sue?

Quanti si ritrovano nella situazione narrata? Con tutta probabilità vi si sono riconosciuti tutti i partecipanti alla nuova puntata di Fitness Management di ModenaIN, ottimamente condotta dal citato Francesco Rossi (http://it.linkedin.com/in/francescorossipraxi) e Daniela Bisetti (http://it.linkedin.com/in/danielabisetti) che hanno avuto il merito, in modo competente e ricco di esperienza concreta, di accendere i riflettori su una delle competenze che determinano il vantaggio competitivo di un’azienda: saper gestire e orientare efficacemente i processi della comunicazione.

Due spunti di riflessione tra i tanti offerti dai relatori.
Il primo.
Come rappresentiamo spesso le nostre organizzazioni? Attraverso organigrammi? Eppure la nostra produttività quotidiana assomiglia molto di più ad una rete di relazioni. E le relazioni sono tracciate da unità di misura fondamentali: le conversazioni. La qualità dei risultati nel rapporto cliente-fornitore come l’efficacia degli obiettivi nella relazione capo-collaboratore dipendono strettamente dal processo comunicativo e dalla capacità di ottenere il meglio dalle conversazioni che si intrecciano in azienda. “Non possiamo non comunicare” ci ricorda Paul Watzlawick.

Il secondo spunto, molto concreto, citato dai nostri relatori facendo riferimento al mondo della pallavolo è stato dato da una citazione di Julio Velasco, ex-allenatore della nazionale: “Gli schiacciatori non parlano dell’alzata: la risolvono”. http://www.youtube.com/watch?v=5RXX-PiifXY

E voi: come vorreste usare la comunicazione per dare un contributo risolutivo nelle vostre aziende? Di quale allenamento sentite il bisogno?
Attendiamo i vostri “feedback”.
Buona comunicazione a tutti!

it.linkedin.com/pub/paolo-fanti/3/9b1/396

di Claudia Miani

Sono molto lieta di poter annunciare la sinergia tra ModenaIN e il Bologna Institute for Policy Research (BIPR) assieme alla Johns Hopkins University Paul H. Nitze School of Advanced International Studies Bologna Center (SAIS Bologna)  

http://legacy.jhubc.it/HOME/

Con due mission vicine e complementari: “fare da ponte tra il mondo accademico anglosassone e il territorio locale” da un lato e “fare da ponte tra i vari attori del territorio locale” dall’altro, abbiamo deciso di collaborare e promuovere insieme un nuovo tipo di “baratto intellettuale”, quello cross-culturale!

La collaborazione si configurerà come segue:

 gli iscritti di ModenaIN potranno partecipare alla serie di seminari tematici in lingua inglese che si svolgono in BIPR ogni lunedì e giovedì dalle h. 18.30 alle h.20.00presso la sede di Via Belmeloro, 11 a Bologna (Penthouse room – 4^ piano), secondo il calendario condiviso con  ModenaIN mensilmente e disponibile sul sito di SAIS Bologna

– gli iscritti di ModenaIN potranno inoltre partecipare anche ai seminari che formalmente non sono patrocinati da ModenaIN

– durante l’ aperitivo pre-seminario (h. 18.00 circa) presso la caffetteria del Bologna Center i partecipanti avranno a disposizione lo speaker della serata nonchè il docente JHU che lo ospita

– quando possibile JHU fornirà in anticipo ai partecipanti di ModenaIN il materiale relativo alle presentazioni che, unitamente al report del seminario, sarà poi accessibile sulla pagina web di BIPR alla sezione “Seminar Reports” a partire dalla settimana successiva al seminario di riferimento

 ModenaIN sarà onorata di ospitare gli studenti e gli accademici della Johns Hopkins University alle proprie iniziative, dando loro l’opportunità di migliorare la lingua italiana e consolidare le relazioni e il network con il territorio, creando così opportunità di scambio “vero” a livello internazionale.

Moderatrice e persona di riferimento sarà Silvia Arcangeli.

Il ciclo di seminari del 2° semestre ripartirà il 7 Feb 2013: si sta definendo il calendario.

Nel frattempo vorremmo raccogliere i vostri feedback su questa nuova iniziativa: scriveteci sul gruppo di Linkedin, sul blog, su Facebook o Twitter (hashtag #MOINSAIS)

E per restare in tema

We wish you a Merry Christmas and a Happy New Year ! 

Claudia Miani

21.12.12

Siamo a fine 2012 ed è tempo di bilanci complessivi e di progetti per il nuovo anno: forse è per questo che abbiamo voluto chiudere l’anno alzando l’attenzione anche su un tema che come community non abbiamo mai toccato: il bilancio del ruolo delle donne in azienda.

Il 30 novembre come EmiliaIN  siamo stati ospitati da Alma Graduate School per confrontarci con un tavolo di donne che rappresentano ognuna un punto di vista differente sul tema.

Rosa Maria Amorevole, Consigliera di Parità per l’Emilia Romagna, ci ha portato uno spaccato di considerazioni dal punto di vista istituzionale.

Il suo ruolo, poco conosciuto ai più, è quello di mediare nelle imprese quando si creano situazioni di conflitto e di discriminazione.

Parla di mediazione perché in effetti il conflitto non porta mai a nulla di costruttivo. Non sapevo che ci fosse questo ruolo e questo intervento e l’ho trovato molto interessante. Bello soprattutto scoprire che le Consigliere di Parità scendono in campo a misurarsi con imprese e dipendenti e non guardano i problemi dall’11° piano di un bel palazzo di vetro commissionando analisi come qualcuno potrebbe pensare.

Molto interessante il tema che ha aperto sulle quote rosa nei CDA aziendali: una legge oggi infatti impone che il 20% dei consiglieri siano di sesso femminile.

Durante la serata questo tema ha suscitato posizioni contrastanti tra le altre relatrici: chi contro per principio… perché i ruoli e le posizioni vanno riconosciute per meritocrazia.. chi, seppure sia concorde, sottolinea che questi cambiamenti se non vengono un po’ “spinti” rischiano di avvenire dopo decenni dall’avvio.

Rosa Amorevole ha però lanciato un’interessante provocazione al riguardo: il CdA è un organo con responsabilità certo ma il 20% non è un elemento influenzatore se non viene realmente accettato e valorizzato dal gruppo. Sarebbe molto più interessante se venisse imposta una quota rosa nei Collegi Sindacali: lì si che veramente si trova il potere di controllo e gli incarichi sono oggi monopolio di una rosa ristretta di professionisti. Inoltre, mentre nel CdA gli incarichi possono anche essere prestati senza compenso, il Collegio Sindacale è sempre a pagamento quindi questa posizione avrebbe un significato differente.

Accanto a lei è intervenuta Monica Monti – direttore del master MBA di Alma Graduate – che ha subito riportato dati per me inaspettati. Abbiamo parlato infatti del tasso di partecipazione femminile ai master: a fronte di un tasso che oscilla dal 50 al 77% di partecipazione femminile nei master post laurea, il dato crolla al 6-4% per i master executives rivolto ai lavoratori.

Ne ho parlato nei giorni successivi all’evento con il direttore risorse umane di un’importante gruppo modenese… ed il suo commento è stato assolutamente in linea con quello emerso all’evento “purtroppo nelle posizioni apicali che accedono ai master, la presenza femminile è ancora molto ristretta”.

Già è proprio questo uno dei punti salienti della serata: le donne ancora non sono riconosciute come parte dell’elite decisionale.

A questo punto però era importante ascoltare anche una testimonianza in controtendenza ed ecco salire sul palco Annalisa Malfatti che a 32 anni era già dirigente in TRE.

La sua storia parla di conquista sul campo, di successi e oggi è dirigente in una grande azienda che opera nell’industria cartaria.

5000 dipendenti, 67 dirigenti… 66 uomini e lei: donna che però oggi viene considerata “uno del branco”. Già perché se conquisti la fiducia, una volta che fai parte dell’elite dei decisori non sei più in discussione. Scusatemi se mi prendo la “licenza poetica” di parlare di branco ma un po’ la sensazione che ho provato è questa.. e alla fine della serata mi sono chiesta tra me e me “ma questa chiusura nei nostri confronti è perché non ci ritengono all’altezza o perché hanno paura di confrontarsi con una spinta al cambiamento?”

Dico questo non perché penso che “noi” donne siamo più brave o superiori… siamo semplicemente diverse: per noi il lavoro è una componente importante della vita ma forse il nostro retaggio ci porta prima o poi a metterlo su un piano di equilibrio con la vita privata.

Un uomo, suo malgrado, spesso sente il carico e il dovere di essere colui che procura il sostentamento alla famiglia per cui il lavoro, come un tempo il ruolo del cacciatore, è un ambito in cui si identifica completamente.

Per questo mi chiedo se forse non sia la paura del cambiamento a frenare l’ascesa femminile.. già perché si è parlato anche dell’equilibrio tra lavoro e vita privata.. tra maternità e paternità.

E se le donne alla fine riuscissero a risvegliare la parte più “casalinga” dell’uomo? Il desiderio di seguire la crescita del figlio con un impegno più ampio dell’ora serale e del week end?

Cosa succederebbe? Si dovrebbe forse ammettere che è possibile vivere diversamente? Dopotutto i movimenti Slow, il downgrading, tutte le forme di fuga da questa società non hanno un’origine economica bensì la qualità di una vita.

Già perché troppo spesso i nostri ritmi ci portano a non vivere, a comportarci come un criceto che in una gabbia di lusso corre per raggiungere risultati che altri hanno posto.. con assicelle sempre più alte.

Non è sempre così… ma spesso se si vuole far carriera bisogna entrare in questi meccanismi.

Durante la serata si è infatti anche parlato della sempre crescente esigenza di conciliare vita privata e lavoro.

Claudia Gatta – imprenditrice, ricercatrice e rappresentante delle Donne Dirigenti Cooperative di Confcooperative  – ha citato una ricerca sviluppata dalla sua società che in tre anni ha raccolto dati in merito…. Non con poca fatica visto che sono riusciti a creare gruppi di lavoro all’interno del mondo Cooperativo per effettuare queste ricerche… un mondo caratterizzato da un’età media alta (i giovani sono i quarantenni ed i senior hanno spesso superato l’età pensionabile) e da ruoli in settori storicamente maschili.

Oggi sempre più spesso le imprese sono chiamate a porsi questo problema e l’esempio più semplice da portare è proprio quello della maternità e della paternità che anche in Italia sta pian piano trovando spazio.

Anche Gloria Trevisani – imprenditrice  modenese e membro del comitato Impresa Donna di CNA – ha raccontato la sua esperienza di conciliazione.

“Beh, io ho dovuto affrontare subito il problema in prima persona: a tre anni dalla fondazione della mia azienda ho deciso di avere un figlio, per cui in fase di pieno start up”. Oggi la sua azienda, con un’alta presenza femminile, ha trovato un modello di flessibilità, inserendo  anche il lavoro a distanza, che permette alle sue collaboratrici di dare il massimo all’azienda e di riuscire comunque a viversi la famiglia e gli impegni.

Già perché nessuno di noi si domanda quanto possa calare l’attenzione e la produttività per un genitore che deve pensare ai tempi stretti per recuperare il figlio al doposcuola.

“Vero, ma se io permetto ad un dipendente di organizzarsi con flessibilità, mi trovo in un attimo ad avere una persona focalizzata ai suoi obiettivi per tutto il tempo in cui sta in azienda, fidelizzato e che influenza quindi positivamente il clima!”

Parlo volutamente usando un temine generico senza riferimento al genere, in quanto credo profondamente che questo tipo di preoccupazioni ed impegni privati e lavorativi siano comuni, oggi come oggi, tanto alle donne quanto agli uomini.

E’ proprio su questo pensiero che, dopo il delizioso buffet organizzato dalla Locanda del Tortellino di Castelfranco Emilia – oramai nostro partner fedele,  un gruppo di partecipanti ha lanciato il desiderio di proseguire con questi incontri di approfondimento.

Unica richiesta, anche dalla platea maschile, nei prossimi appuntamenti portiamo anche testimonianze al maschile!. perciò presto avrete di nuovo nostre notizie!ImageImage

Questo è il titolo del seminario organizzato dal Project Management Institute, partner di ModenaIN, al quale ho partecipato il 15 Novembre 2012 a Bologna.  Ospite di Alma Graduate School, il PMI ha voluto suggerire una risposta al tema con approcci e strumenti utili per far fronte alle esigenze in arrivo da un mercato sempre più competitivo. Sono intervenuti Gianmarco Antonelli, Francesco Iannice, Gaetano Mazzanti e Daniele Sgarbi.

Il mercato richiede oggi di portare l’incertezza anche all’interno del processo di sviluppo richiedendo, durante l’avanzamento del progetto, da un lato anticipazioni utili alle altre componenti aziendali ed al cliente e dall’altro di rimandare le decisioni critiche il più tardi possibile, per elevare il grado di flessibilità del processo stesso ed in definitiva migliorarne le probabilità di successo.
Il focus delle aziende innovative si sposta dunque sugli aspetti soft delle organizzazioni, cioè persone e comportamenti e quindi occorrono nuovi metodi e strumenti
Si pone più importanza sull’avanzamento continuo in piccoli passi dei progetti, aumentando la diffusione tra i vari enti della conoscenza generata in fase di sviluppo.

L’evento ha dato poi spazio a due case history.

Una legato alla progettazione di complesse linee di packaging realizzate dalla Sidel, gruppo Tetrapak, dove il valore aggiunto portato dai metodi AGILE sta nell’aiutare la suddivisione modulare del progetto e nel coordinamento del concurrent engineering.
Un’altra legata alla progettazione di prodotti personalizzati realizzati dalla Brevini Power Transmission di Reggio Emilia, che pone  alla base della sua competitività la rapidità e la affidabilità delle soluzioni progettuali.

In entrambi casi e’ apparso chiaro che il fattore chiave del successo non sta nella puntuale introduzione dei tools, ma nel replicare gli effetti attesi, cioè nella proattività e partecipazione del team.

Le aziende che, come la Brevini, hanno deciso di porre al centro della propria strategia il processo di sviluppo e personalizzazione prodotti, non possono non introdurre innovazioni organizzative ispirate ai modelli organizzativi più attuali, come quelli presentati in questo seminario.  L’avvicinamento ai metodi AGILE è avvenuto nel 2011 grazie ad un seminario al quale ho partecipato, organizzato da ModenaIN e condotto da Gaetano Mazzanti, ora coach in Brevini. Il cambiamento nel caso della Brevini è stato favorito dall’attitudine al cambiamento costruito dal management nel corso degli ultimi anni, con l’obiettivo di un maggior coinvolgimento della base aziendale.

Al centro del miglioramento della comunicazione c’e’ ad esempio il visible planning. Lo strumento del tabellone permette allo stesso tempo condivisione e aggiornamento continuo, dettaglio e completezza pur in un regime di semplificazione, necessario alla rappresentazione. Altro elemento indotto e’ la possibilità di costruire il planning con il team a supporto o ancor meglio ad integrazione del lavoro del Project Manager.

Il successo del progetto rimane comunque nelle mani delle competenze dei singoli che vanno quindi stimolati in modo proattivo a produrre un alto livello di Problem Solving. Diventa fondamentale sviluppare sempre più la capacità di valutare nuovi scenari e fare nuove stime per potersi adattare più facilmente.

Virgilio Becucci, manager di Brevini Power Transmission

www.festivalgreeneconomydistretto.it

C’era molta visione green, un po’ di pragmatismo e notevole sfida tecnologica nei team che si sono alternati sul palco nella finale dell’Innovaday GreenTech 2011, evento organizzato da Democenter Sipe, che si è tenuto presso il Festival Green Economy di Distretto a Fiorano Modenese. Alcuni team di innovatori erano progettisti, altri vere e proprie società start-up, tutti desiderosi di trovare sostenitori per le proprie idee, partners e finanziatori per proseguire.

Ero in giuria, con il compito di dare tre voti per ogni gruppo, uno al contenuto di innovazione, uno al team e uno al piano finanziario. Alcuni progetti mi hanno colpito in particolare.

Film4Sun, una spin-off di Parma, porta il futuro in casa. Ha studiato persiane fotovoltaiche che utilizzano direttamente l’energia generata per alimentare gli elettrodomestici dello stesso appartamento o ufficio. Dato che non necessita di accumulatori o inverter, abbatte dal 30 al 50% dei costi degli attuali impianti fotovoltaici. Inoltre, il sistema è dotato di interfacia elettronica che permette il collegamento plug&play dell’apparecchiatura elettrica da alimentare. Si salta così il collegamento alla rete elettrica!

Chi nella bicicletta crede veramente e punta a facilitarne l’uso in città sono Bike Messengers e Snark. Ragazzi che in prima persona testano le proprie idee di servizio per la cittadinanza e le aziende. Snark propone di rendere la bicicletta di ogni persona che aderisce al progetto utilizzabile da tutti, grazie ad un sistema di geolocalizzazione delle biciclette, che arriva sul proprio smart phone. In altre parole è un bike-sharing tra privati, che non passa dal Comune, ma che al contrario vede il parco biciclette comunale potenzialmente rientrare nello scambio. E con un ritorno economico per ogni “noleggiatore”. Chissà se sarà più veloce l’Olanda o l’Italia ad adottare questo servizio, dato che Snark è partita in parallelo sui due Paesi.

I tre giovani di Bike Messenger non hanno puntato sull’innovazione totale: il servizio di corriere su bicicletta esiste in alcune città italiane da qualche anno, in Germania da più di venti. Però mirano ad introdurlo a Modena, territorio ancora vergine, e a destinarlo non solo alle aziende, ma anche ai cittadini. Lo hanno arricchito di altri servizi collaterali, come ad esempio la consegna della spesa della grande distribuzione ai privati cittadini, anziani in primis. I Bike Messengers possono trasportare velocemente, superando il traffico cittadino, da documenti a borse e pacchi di media dimensione, con costi minimi per ogni corsa e un sistema di geolocalizzazione su chiamata via sms e smart phone. I ragazzi hanno già il piede sul pedale…

Si possono contattare i progettisti e le start-up tramite Democenter Sipe INNOVADAY@DEMOCENTERSIPE.IT

Tel. 059 2058150

Il Festival Green Economy di Distretto continua fino a Domenica 9 Ottobre 2011 a Fiorano Modenese.

www.festivalgreeneconomydistretto.it

Beatrice Sangiorgi

Davvero frizzante la serata di giovedì 30 giugno, organizzata da Modena In. In realtà, questa volta l’evento ha visto il coinvolgimento dei Club In di tutta l’Emilia (Parma, la nascente Reggio…) e, quindi, Reggio Emilia si poneva come baricentro dell’asse tra Piacenza e la Romagna. Siamo stati ospiti del Circolo Tennis, che ci ha deliziati con aperitivo e cena a base di pesce e carne. E veniamo alla cena, dove arriva il bello!

Sapevo che il format della serata prevedeva il cambio di tavolo per ogni portata, ma non immaginavo che sarebbe stato così divertente. Soprattutto perchè il tema del tavolo a me assegnato l’ho saputo sul posto. E così pure i commensali…in un ordine casuale molto stimolante che ha fatto sì che abbia dialogato a turno con 3 relatori differenti, assaggiato una pappardella ai frutti di mare insieme ad 8 persone, gustato un branzino salmonato (mi pareva salmone…), terminato con il dessert finale in un altro tavolo ancora con altre 8 persone differenti. Cioè, dei 4 tavoli tematici, che ho scelto in occasione di prenotazione, mi sarei seduta solo (si fa per dire) in 3.

Per sensibilità professionale, ho scelto temi relativi alla motivazione in azienda, alle Risorse Umane e al rinascimento territoriale grazie alle imprese locali.

Negli altri tavoli si parlava di Social Network in tutte le sue forme (marketing, relazioni umane, business), energie alternative, innovazione, Business Angel, solo per citare alcuni temi. Ho trovato molto creativo inoltre il fatto che ogni tavola ero denominato con il nome di una città in cui si svolge un campionato di tennis. Insomma, una bellissima serata che mi ha permesso, come sempre negli eventi di Modena In, di spaziare con la mente e di conoscere diverse persone interessanti, che hanno delle cose da dire.

Alessandra Montelli

 

Nei giorni scorsi Alec J. Ross, consulente speciale per l’innovazione del Segretario di Stato USA Hillary Clinton, in visita in Italia, ha chiesto di incontrare a Bologna alcuni rappresentanti della web community del territorio: blogger, esponenti dei social networks, dell’Università, esperti in comunicazione e ICT della regione.

In rappresentanza di ModenaIN ho partecipato all’incontro, che si è rivelato immediatamente molto interessante: non solo per i contenuti, ma anche per l’opportunità di scambiare opinioni attorno ad un tavolo direttamente con un funzionario del governo statunitense.

Alec Ross era accompagnato dal professor Roberto Grandi dell’Università di Bologna, Dipartimento di Comunicazione, e da Fleur Cowan, funzionaria dell’ambasciata USA. L’organizzatore Michele D’Alena ha aperto la tavola rotonda e ha introdotto i partecipanti, poi la conversazione si è svolta in un clima informale, con scambio di practices nell’utilizzo del web, e uno speciale riguardo al cambiamento della relazione tra cittadini e amministrazione pubblica attraverso le nuove tecnologie.

Da parte di Alec J.Ross non sono mancati riferimenti alla forza propulsiva impressa dalla Clinton ai collaboratori: li incita a fare, e ad imparare facendo, lasciando che si scusino poi per eventuali imprecisioni. Ciò è comunque meglio che chiedere continuamente il permesso di fare qualcosa, perdendo così tempo prezioso e de-responsabilizzando se stessi. “Commission is better than omission”; e quando si incontrano ostacoli, va raddoppiato il proprio impegno. Dopotutto il diagramma del progresso non è certo una linea retta crescente, ma un percorso a gradini, con picchi e discese, ciò che conta è il trend di crescita. Fin dalla campagna elettorale, B.Obama ha abituato il suo entourage, di cui Alec Ross ha fatto parte, a sentirsi “a proprio agio con la discontinuità”.

Sandra Lotti, coordinatrice del centro competenze e-gov della Regione Emilia Romagna, ha parlato di open data: ci sono molti dati a livello regionale che non vengono sufficientemente utilizzati e che invece se messi a disposizione della cittadinanza e delle imprese potrebbero far nascere progetti utili.

Secondo Ross, dare e pretendere il massimo della trasparenza, che è una linea guida del nuovo governo Usa (www.whitehouse.gov/open ), non significa comunque legittimare l’operato di Wikileaks, che ha pubblicato dati sottratti in modo illegale. E qui si sarebbe potuto aprire un dibattito, che invece è stato evitato dai presenti.

Alberto Cottica, Project Leader al Dipartimento per la politica di sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico, segnala tra le altre cose PDF Europe (http://personaldemocracy.com/europe ), un sito in inglese a più voci, nel quale però sono pochi gli italiani che intervengono: ritiene che in Italia sul web si debba essere meno autoreferenziali, più aperti verso l’internazionalizzazione.

Ross continua portando best practice di processo di innovazione, sostenendo che il solo percorso tradizionale top down delle amministrazioni per definire e sviluppare nuovi progetti oggi non è più sufficiente, anche perché è troppo lento. La gara di idee risulta invece essere il mezzo ottimale, perché è più veloce e fa emergere il meglio della creatività e delle intelligenze sulla piazza. Il progetto che risulta vincitore del contest va poi raffinato e meglio contestualizzato, ma è più semplice lavorare su una bozza già individuata e condivisa. Nel governo di B.Obama si è utilizzato lo stesso procedimento: nel primo anno di presidenza il lavoro maggiore dello staff è stato la messa a punto delle proposte del programma elettorale, proposte che erano state scelte durante la campagna elettorale tra quelle pervenute dai sostenitori.

In questo senso anche il nostro Urban Creativity Contest è stata una gara di idee tra i cittadini per un fine di utilità pubblica: la rivalutazione dei centri storici, che ha coinvolto l’amministrazione e i privati!

Ascoltare le conversazioni sui Social Networks, prassi fondamentale nell’operato del team di Hillary Clinton, è uno “sforzo” e una bella lezione di apprendimento, ammette Alec Ross, dato che gli americani sono sempre stati più propensi a parlare che ad ascoltare gli altri. Seguire su Facebook e Twitter non solo quello che le persone comunicavano agli Usa, ma anche e soprattutto quello che dicevano tra loro, ha permesso di capire ciò che stava succedendo tra la popolazione in Tunisia e in Egitto, e la rivolta che stava covando. Questo processo si è concretizzato di recente: è negli ultimi due anni che la diffusione di Fb in Tunisia è passata da pochi geeks, i figli dell’elite del Paese, al 95% della popolazione tunisina! Fb da mezzo sociale è diventato così anche un mezzo politico.

Per quanto riguarda l’uso di Twitter da parte del governo, Alec Ross ha voluto sapere quali politici italiani sono attivi, dalle sue ricerche solo uno. Abbiamo aggiunto che FB stesso viene utilizzato impropriamente come vetrina dai politici nostrani, e non per dialogare veramente con gli elettori.

Ross ha ammesso che negli USA i 535 membri del Congresso fino a un anno e mezzo fa consideravano i SN come “cose per i ragazzi”: mentre ora 300 di loro intervengono regolarmente su Twitter. Che cosa ha fatto cambiare radicalmente abitudini a persone che fino ad allora sì e no usavano le e-mail? E’ stato il successo della campagna presidenziale di Obama, la dimostrazione che il SN per un politico è uno strumento per distribuire e moltiplicare il potere. Qualsiasi candidato alle prossime elezioni utilizzerà quella piattaforma di comunicazione, che ha segnato una via di non ritorno.

Sabrina Franceschini, funzionaria della Regione sui progetti di e-democracy, è intervenuta affermando che il potere è anche tra i cittadini digitali stessi, che ora ad esempio con un tam tam via web possono sensibilizzare direttamente l’opinione pubblica italiana sui prossimi referendum, che non sono coperti dai media tradizionali.

Si è parlato anche di vincoli e responsabilità sul web: da una parte grande libertà, data per assodata da tutti, dall’altra una sorta di policy di autoregolamentazione (netiquette) che si è imposta spontaneamente dentro i SN. Da una parte la legge Usa che vieta la tracciabilità dei dati personali, dall’altra i confini della privacy che si sono comunque inevitabilmente spostati in avanti.

Ross come uomo pubblico afferma di avere definitivamente accettato la totale mancanza di privacy per sè, pertanto limita i propri interventi sul web alla sua sfera pubblica. E comunque non dice nulla di cui non si assuma la responsabilità.

La politica dell’Open Government prevede l’apertura dei dati dell’amministrazione ai cittadini, e l’uso del web 2.0: per “evangelizzare” i governi ad adottarla Ross incontra personalmente e instancabilmente le persone della società civile come noi, ma soprattutto i politici, gli ambasciatori, i funzionari di governo, cercando così di operare una modernizzazione della diplomazia, che per ben 300 anni è rimasta invariata.

Open Gov significa anche che i funzionari abituati ad detenere il controllo totale sulla materia pubblica, ora devono riconoscere di averne meno, mentre sono i cittadini ad avere acquisito una parte del controllo. Ad esempio essere un politico attivo in prima persona sui SN rende Alec Ross anche un bersaglio delle rimostranze dei cittadini scontenti, che senza problemi possono attaccarlo sul web. “Se inizialmente mi preoccupavo molto dei post di critica, poi ho imparato ad accettarli, mantenendoli insieme agli altri, così come arrivano: so che questo è normale”: Ross non risponde direttamente alle singole critiche, reagisce invece comunicando sul web le azioni di governo passo dopo passo, dimostrando con i fatti.

Lo trovo un bel segnale di democrazia e di apertura, l’esempio verrà seguito dai politici italiani?

Per vedere i video dell’incontro con Alex Ross, vi segnalo il link al blog di Alessandra Farabegoli:

http://www.alessandrafarabegoli.it/

Beatrice Sangiorgi

Venerdì 8 aprile un altro successo per il Branch ERM

Che è riuscito a suscitare interesse e coinvolgimento nel pubblico presente in sala. 94 persone effettive hanno partecipato e interagito su un argomento molto attuale quello della comunicazione virtuale in contesti multiculturali.

L’apertura dell’evento è stata gestita da Marco Fini, decisamente all’altezza alla sua prima apparizione sul palco del Branch, poi è stata la volta di Roberto Pancaldi (co partner organizzativo) che ha illustrato l’organizzazione e la crescita di Adecco Formazione indicando un posizionamento su mercato abbastanza preciso in relazione alle altre scuole di formazione loro concorrenti.

Poi sono seguiti gli interventi di contenuto:

a Gianmarco Antonelli l’opportunità di disegnare il contesto dei virtual team con un focus particolare sul confronto tra le dinamiche di gestione di un team tradizionale rispetto a quelle di un team virtuale;

ad Enrico Perazzolo (Unicredit) la prima testimonianza aziendale su come la comunicazione virtuale abbia preso piede abbastanza naturalmente all’interno di Unicredit partendo prima dai “piani alti” per poi approdare ad ogni scrivania operativa attraverso lo strumento office communicator di microsoft

poi è stata la volta di Paola Botti (Tetrapak) che ci ha sorpreso con la semplicità e positività con cui ha portato una ventennale e

sperienza in una tra le aziende più innovatrici del nostro territorio. In questo caso i virtual team sono la realtà quotidiana sia all’interno dell’azienda sia quando al loro interno si innestano elementi multiculturali.

 

 

 

Dopo il coffee break è stata la volta di Emanuela Gugnelli che ha concentrato il suo intervento sulle diversità culturali: dando sia un contributo teorico con il modello di Geert Hofstede sia un contributo pratico portando la sua esperienza nella gestione di un team di sviluppo indiano.
Ha chiuso la giornata Davide Raitano che ha illustrato il percorso fatto dalla divisione ICT di CRIF negli ultimi anni per gestire un’azienda che in soli 4 anni ha raddoppiato il proprio fatturato puntando sui mercati internazionali e seguendo la via della crescita per acquisizioni.

Una menzione particolare per Anna Piacentini che ha pubblicato in diretta su twitter i commenti sui vari interventi.

Grazie a tutti i partecipanti…

Gianmarco Antonelli


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ModenaIN in CRIF con il PMI: Emanuela Gugnelli condivide, insieme a Tetra Pak, la sua esperienza con l’India nei virtual team

Alle 14.30 è iniziato l’evento del PMI – di cui siamo partner – ospiti di CRIF – leader in Italia nelle soluzioni a supporto dell’erogazione e gestione del credito retail ma, grazie alle competenze acquisite in più di 20 anni di attività su mercati altamente competitivi, è il primo gruppo nell’Europa continentale nel settore delle credit information bancarie e uno dei principali operatori a livello internazionale nei servizi integrati di business & commercial information e di credit & marketing management. Oggi oltre 1.700 banche e società finanziarie nel mondo utilizzano direttamente i suoi servizi.

Il tema della giornata è estremamente interessante: lavorare in collaborazione con team di competenze globali mantenendo ideazione e controllo dall’Italia.

Ma quali sono i vantaggi?

Gian Marco Antonelli apre la giornata sottolineando che non si tratta solo di risparmio economico ma anche di tempestività e soprattutto ampliamento delle competenze.

Ma quali sono le regole di costruzione di un Virtual Team?

Rischi:

1. assenza di un contesto aziendale

2. assenza delle informazioni del para verbale: moltissimi messaggi sullo sviluppo del lavoro vengono trasmessi non con le parole ma con gli atteggiamenti (pensate poi a quanto parliamo noi italiani solo con i gesti!)

3. difficoltà di trasmettere valori aziendali, consuetudini aziendali

Nonostante tutto ci sono aziende che stanno utilizzando questo approccio per cui oggi siamo qui a scoprirne i vantaggi!
Ma come valutare la performance di un team virtuale? – BALANCE SCORECARD – Misure di processo – condividere le misure del project plan.
Ma quali sono le responsabilità di un PM nell’ambito dei virtual team? – trasferimento delle informazioni – verifica della reale comprensione del desiderata

L’esperienza UNICREDIT nell’ambito HR virtual team
Visto la distribuzione sul territorio delle sedi hanno iniziato a testare il sitema OCS (tecnologia microsoft assimilabile a skype) per la comunicazione ovvero per l’organizzazione di riunioni.
Dato il successo e l’efficacia del sistema hanno deciso di dare a tutti webcam e il sistema. Indubbiamente gli incontri in presenza sono più efficaci sotto il profilo soprattutto dello stimolo al brainstorming, ma il vantaggio in termini di riduzione di tempi e semplificazione nell’organizzazione la rendono una modalità molto interessante e diffusa.
Come si utilizza nello sviluppo di un progetto? In linea generale la policy è quella di fare un primo incontro di progetto fisicamente per favorire la creazione del team, durante il progetto vengono utilizzati gli strumenti a distanza, il progetto si chiude sempre in presenza.
L’avvio con il contatto fisico è ancora importante per garantire un engagement delle persone. Ancora non è possibile affidarsi completamente allo strumento a distanza senza rischiare di abbassare l’efficacia nel progetto.

La visione Tetra Pak sul tema Virtual Team
Tetra Pak da anni lavora sui temi green tra cui la riduzione degli spostamenti ed in particolare l’utilizzo degli arei.

In quest’ottica non possono che sponsorizzare l’utilizzo della tecnologia per abbattere l’impatto ambientale.

Ma come fare a creare la fiducia nel team quando le persone coinvolte potrebbero non essersi mai viste?
1. Prima di tutto dobbiamo darci un obiettivo comune, con regole chiare e condivise. Mentre è abbastanza chiaro che ogni membro del team deve sapere bene quale è il suo contributo mentre non è detto che debba sapere tutto lo scenario di progetto.
E’ invece importante che ogni membro si senta “ingaggiato” nella realizzazione dell’obiettivo finale.
1. Diamo obiettivi SMART: specifici, misurabili, Accettati/condivisi, rilevanti, tempificati
1. I membri devono copriere tutte le competenze richieste
1. Utilizzare la matrice RACI (responsabile, approvatore, consultato, informato)
In ogni caso il primo incontro di avvio deve avvenire in presenza fisica. Allo stesso modo anche in occasione dei traguardi intermedi rilevanti è consigliato l’incontro fisico. Se non è possibile farlo con tutto il team, il PM deve girare sulle sedi più lontane mantenendo l’incontro fisico tra quelli più vicini.
Nel kick off meeting è importante instaurare una relazione anche sul profilo personale: la presentazione dei team member dovrebbe pertanto coinvolgere anche su un piano umano e non solo di ruolo professionale.
Le regole di ingaggio e di collaborazione devono essere definite in modo partecipativo. Questo aiuta a seminare le basi per il rispetto reciproco.

Emanuela GugnelliEcco il momento della nostra Emanuela Gugnelli che racconta la sua esperienza di collaborazione con team di sviluppo indiani per la realizzazione di e-book per ipad.
Uno dei primi punti affrontati da Emanuela è l’analisi delle differenze culturali:

1. distanza dal potere: ovvero ogni cultura ha un approccio differente al potere e quindi una diversa sensibilità al rispetto delle gerarchie
2. individualismo vs. collettivismo
3. mascolinità ovvero l’atteggiamento verso la diversità di genere
4. atteggiamento verso l’incertezza
5. dinamismo confuciano ovvero “visione a lungo termine“: capacità di perseverare in qualcosa indipendentemente dalla influenze/approvazioni esterne.

Le variabili che entrano in gioco:
a. la lingua in team globali diventa il “globish” questo ci porta a perdere le sfumature e la precisione. ecco perché è meglio usare la parola scritta rispetto la voce. Sulla scritta possiamo aiutarci con le “emoticons” che permettono di recuperare le sfumature.
b. in certi paesi non si può dire “no” quindi i “si” vanno interpretati per capirne le sfumature verso il maybe e il no.
c. qualità: non abbiamo sempre la stessa concezione di qualità. Meglio partire con attività minime per poi individuare i parametri di soddisfazione reciproca.
Cosa ha rilevato?
1. apprezzamento per le attività ripetitive
2. bassa propensione alla consulenzialità
3. alta tendenza alla “compiacenza” (ergo rischio di bassa affidabilità se non guidati)

Per evitare di incorrere in stereotipi errati: – europeo “ecco lo schiavetto!” – indiano “ecco il ricco pollo da spennare!” occorre basare la relazione su CORRETTEZZA e CHIAREZZA. Vanno quindi creati/negoziati rapporti di fiducia.
Tra gli strumenti predilige i software di PM collaborativi che permettono la responsabilizzazione. Tra questi predilige ClockingIT sviluppato da un finlandese.
Oltre a skype viene usato anche Gtalk perchè permette di utilizzare mail e chat in diretta.

Anna Piacentini

BALANCED SCORECARD – BSC

Serata Modena In del 4/4/11

Con il Prof. Alberto Bubbio e DIME LAB

 

Piacevole serata in compagnia del prof. Bubbio che ci parla del Balanced Scorecard. Letteralmente tabellone segnapunti, deriva da un’intuizione di KAPLAN che ha avuto durante una partita di basket guardando un tabellone segnapunti su cui erano indicate anche le statistiche del match.

 

Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Balanced_scorecard

 

Precedentemente tutta la metrica di uso manageriale era prevalentemente di tipo economico / finanziario.  Poi parte il tormentone degli INTANGIBLES.

 

BRAND, RETE DISTRIBUTIVA, CLIENTI, FORNITORI, KNOW HOW.

 

Se sei forte anche in solo in qualche degli intagibles hai un vantaggio competitivo anche se molto difficilmente quantificabile (o impossibile da).

 

Molte aziende (quasi tutte) sono cadute nella trappola delle performance annuali.

 

In un primo tempo si comincia a parlare di CREAZIONE DI VALORE come incremento del patrimonio aziendale. Vedi le nozioni di Free Cash Flow ed EVA Economic Value Added.

 

Poi si concretizza il Balanced Scorecard che deve partire da uno “scenario planning” e dalla esplicitazione di Mission ed intenti strategici per poi articolare 4 Prospettive principali:

 

 

 

Gli Intenti Strategici devono essere da 3 a 7 obiettivi operativi (cose) da fare.

 

Bisogna poi articolare la MAPPA STRATEGICA in cui partendo da un piano strategico si articola il ragionamento e le azioni da intraprendere in modo conseguente. Il focus deve essere posto sulla consequenzialità dei ragionamenti.

 

Alcune prescrizioni necessarie per la BSC:

–        Deve essere fatta da un executive team a cui deve partecipare il vertice (AD o DG), se no non è efficace.

–        L’executive team deve coinvolgere un certo numero di “capi operativi”, quelli che stanno a diretto contatto con in clienti o comunque che stanno “sul campo”. Dove fischiano le pallottole.

–        Deve essere presentata a tutti

 

Sito ufficiale della Balanced Scorecard di Kaplan e Norton: http://www.thepalladiumgroup.com/Pages/Welcome.aspx

 

Dopo la presentazione è stato fatto un esercizio pratico nei tavoli durante la cena, con esposizione per singolo tavolo delle considerazioni emerse. Alla fine il prof. Bubbio ha risposto ai quesiti, poi l’allegra compagnia si è immersa nelle chiacchiere di networking.

 

In attesa della prossima utile e piacevole serata, un caro saluto a tutti.

 

Piero Naldoni.